Questa ricetta l’ho rubata allo chef Mario. Un tipo molto particolare. Basta guardarlo per capire che alcune persone hanno nel fisico il destino segnato. E’ alto, imponente, pancia da cuoco. Ha baffi, occhi vispi, guance rosse e un sorriso buffo portato con disinvoltura. E’ l’incarnazione dell’immagine che si ha dello Chef. Niente a che vedere con i cuochi contemporanei che la tv post moderna ci mostra come eroi nei programmi tv di cucina. Tornando a superMArio chef…Se è di buon umore, snocciola esilaranti perle di saggezza con una voce profonda, si diverte a prendere in giro chiunque gli passi a tiro. Se la giornata è storta, è consigliabile stare alla larga. In ogni ricetta ha un ingrediente segreto. Vi scrivo la preparazione molto semplice di un piatto raffinato, ma non ho ingredienti segreti da rivelare – quelli li ha tenuti per sé e del resto se li condividesse con noi non sarebbero più segreti –
Lo chef Mario lavora all’ hotel Ambasciatori, pochi fortunati riescono a incontrarlo, ma tutti possono gustare i suoi piatti.
INGREDIENTI (per 6 persone):
½ chilo di riso per risotti
1 cipolla
½ litro di brodo vegetale (meglio un buon brodo di manzo)
3 bicchieri di vino Cesanese del Piglio
un etto di parmigiano grattugiato
50 gr di burro
olio extravergine di oliva
sale e pepe q.b.
PREPARAZIONE
Affettare le cipolle sottilissime e metterle a imbiondire a fuoco molto basso in un tegame largo con olio e una noce di burro
Quando le cipolle saranno bene appassite, aggiungere un bicchiere di Cesanese del Piglio Doc; quindi farlo asciugare, sempre a fuoco dolce
Alzare la fiamma, buttare il riso e rimestare bene fino a quando “attacca”
Aggiungere a quel punto i rimanenti due bicchieri di Cesanese del Piglio e farli assorbire, sempre a fuoco vivace
Versare poi sul riso, uno ad uno, i mestoli di brodo, portando il risotto a cottura
In ultimo mantecare con il burro rimasto, aggiungendo anche il parmigiano
Lasciar riposare un attimo, e, prima di servire, aggiungere una macinata di pepe nero
P.S. Riflessione: Ma perché poi i reality sulla cucina avranno successo? Vedi quei poveracci di concorrenti lavorare come schiavi e sbranarsi a vicenda per produrre una mini porzione di “paté di oliva distillata da una rarissima pianta delle fate”. Un piattino – che nessun essere umano mangerebbe mai- da sottoporre a giudici impietosi che si divertono a sputare sentenze. Vere e proprie condanne a morte, condite con insulti neanche troppo velati per i provetti cuochi. Bah! Per spiegare il Grande Fratello le teorie di comunicazione tiravano in ballo il voyeurismo del telespettatore…nel caso dei programmi di cucina credo che c’entri di più il sadismo 🙂
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